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Essere coppia (parte 2/4): dallo specchio di Narciso al rispecchiamento empatico.

La grande sfida dell'intimità.

Nel primo articolo di questa quadrilogia dedicata alle relazioni di coppia, ho evidenziato come il passaggio più critico per ogni diade affettivo-sessuale sia quello dall'innamoramento all'amore. Questo perché, per divenire realmente intimi, occorre cogliere il partner nella sua interezza rinunciando alla sua precedente idealizzazione. Il che significa, in sostanza, viversi il lutto per la perdita del partner divinizzato per poter accogliere e abbracciare quello umano. Processo, questo, tutt'altro che semplice sul piano emozionale. 

 

Specchio specchio delle mie brame ...

La favola che meglio d'ogni altra descrive quel campo minato che tutti siamo chiamati ad attraversare per giungere dall'innamoramento all'amore è senza alcun dubbio quella di Biancaneve. I principali attori coinvolti in questa fiaba sono tutti altamente emblematici:

  1. la regina madre di Biancaneve: è una narcisista, che quando sa di essere incinta prega affinché sua figlia o suo figlio sia <<bianco come la neve, rosso come il sangue e nero come il legno della finestra>>. Quindi non c'è materna accoglienza rispetto al nascituro reale, quali che siano le sue caratteristiche, bensì attesa idealizzante di un bambino o una bambina d'oro, da poter esibire con orgoglio;

  2. la matrigna: subentra alla morte della legittima regina, come moglie del re rimasto vedovo. Anch'essa è una narcisista, e lo è in un modo persino più maligno della defunta sovrana. Emblematica, al riguardo, l'ossessione che la tormenta: <<Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?>>. Finché lo specchio magico le risponde che è lei, si sente appagata; quando invece, a partire dal compimento del settimo anno di vita di Biancaneve, le risponde che è un'altra, va su tutte le furie. Le emozioni da cui questa donna, a partire da quell'episodio scatenante, viene soggiogata, sono odio e invidia: stati d'animo tipici del Narcisismo sociopatico. E tali emozioni vengono anche tradotte in azioni concrete: numerosi tentativi di omicidio diretti ai danni di una bimba dapprima, e poi fanciulla, colpevole unicamente di essere la più bella;

  3. il re (padre di Biancaneve): nella fiaba la sua figura è appena accennata, ma in base alle donne che si sceglie (due narcisiste patologiche, di cui la seconda manifesta anche una notevole malvagità) possiamo affermare che anche lui è un narcisista; infatti decide di stare con donne fisicamente bellissime, ma assolutamente aride sul piano umano ed animico: donne che, con ogni probabilità, sono per lui solo trofei e simboli del suo prestigio;

  4. Biancaneve: è una bellissima bimba non amata, perché circondata da persone incapaci di amare (tanto i suoi genitori naturali, quanto la matrigna), ed è anche una sprovveduta perché si fa ingannare più volte da colei che la odia ed invidia più d'ogni altro. Biancaneve, quindi, a mio avviso è la metafora perfetta dell'innamoramento: uno stato d'animo nel quale torniamo indifesi come bimbi, vulnerabili, bisognosi di conferme ed affetto. Quindi, anche, facilmente manipolabili;

  5. il cacciatore: il cacciatore è il sicario assunto dalla matrigna di Biancaneve durante il suo primo tentativo di omicidio della bimba. Quest'uomo viene impietosito dal pianto della piccola e rinuncia a farle del male, arrivando persino ad ingannare la sua regina per farle credere di avere portato a termine l'incarico. Quindi direi che possiamo vedere in esso una metafora dell'empatia;

  6. i 7 nani: piccoli, grassocci e barbuti, non sono certo l'emblema dell'olimpica bellezza di ateniese memoria. In compenso, hanno una bellezza interiore: sono gentili, compassionevoli e protettivi persino verso una perfetta sconosciuta entrata senza invito nella loro abitazione. I 7 nani simboleggiano, oltre alla benevolenza, anche la forza della ragione. Più volte, infatti, mettono in guardia Biancaneve contro le perfide trame della matrigna. Ma sempre invano, perché Biancaneve ci ricasca ogni volta;

  7. il principe "folgorato": è il perfetto alter-ego di Biancaneve, ostinatamente innamorato esattamente come lei. Si tratta però di due infatuazioni diverse:

    • la piccola orfanella emozionale (ossia, la bimba non amata e la cui nascita ha, tra l'altro, causato la morte della madre ... che anche per questo, è stata idealizzata) è innamorata della madre ideale che vorrebbe e che non ha avuto. Proprio per questo, cade ogni volta negli inganni della matrigna all'opera sotto mentite spoglie (travestita in venditrice ambulante o in povera donna);

    • il giovane principe viene invece letteralmente "folgorato" dalla sola vista di Biancaneve, innamorandosene perdutamente. Per ottenere dai 7 nani il feretro che contiene Biancaneve, rimasta avvelenata ed in stato comatoso in seguito all'ultimo inganno della matrigna, arriva a dire loro di non poter vivere senza vedere l'amata. Quindi anche lui è, in fondo, un fragile bimbo bisognoso di affetto. (Come ogni innamorato).

I 3 nuclei dell'innamoramento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Innamorarsi è un fenomeno intensissimo, e al tempo stesso insidioso; stando alla fiaba di Biancaneve, possiamo scorgere nell'innamoramento tutte le opzioni relazionali insite nel "Triangolo di Karpman":

  1. VERTICE DEI CARNEFICI (genitori di Biancaneve e matrigna): ciò che unisce tutti questi personaggi, come ho detto, è un narcisismo patologico. Ora è importante comprendere che in ognuno di noi, anche senza arrivare agli estremi dello sfruttamento affettivo dei propri figli o addirittura dell'invidia assassina, quando ci innamoriamo, emerge una componente narcisistica. Per confermarlo, basta pensare a quanto desideriamo specchiarci nello sguardo ammaliato di colui o colei per cui il nostro cuore sussulta: uno sguardo che ci restituisca quanto siamo belli, importanti e speciali. Questo, in termini di Analisi Transazionale, significa porsi come Bambini in cerca di conferme affettive da parte di quel meraviglioso Genitore amorevole che vorremmo trovare nell'altro. Ed ecco spiegato il motivo per cui, se a causa di una storia familiare e affettiva poco felice, intimamente ci sentiamo orfani (come Biancaneve), saremo esposti a mastodontiche idealizzazioni e al conseguente rischio di cocenti delusioni;

  2. VERTICE DELLE VITTIME (Biancaneve e suo padre, entrambi succubi di donne spietate e crudeli): il padre di Biancaneve, dal mio punto di vista, è tanto un Carnefice per sua figlia (che non protegge in alcun modo da madri inadeguate e distruttive) quanto una Vittima di queste stesse figure femminili, nella cui ombra vive accontentandosi di ammirarne (e goderne?) la bellezza fisica. Quindi quest'uomo, assente come padre, come partner non è poi tanto dissimile da sua figlia: pecca d'ingenuità a tal punto da riuscire a scegliersi sempre donne incapaci di amare. Da parte sua, Biancaneve è tanto sprovveduta da rasentare la stupidità. Di fronte all'intervento della ragione, cui i 7 nani cercano più volte di ricondurla, si dimostra costantemente sorda. Questo è emblematico di quello stato di ostinazione che caratterizza molti innamoramenti infelici, diretti verso personaggi poco raccomandabili o addirittura abusanti. Si pensi, al riguardo, a tutte le donne e gli uomini che insistono con il permanere in relazioni dove ottengono solo sfruttamento affettivo ... o peggio!

  3. VERTICE DEI SALVATORI (cacciatore, 7 nani e principe): una bimba abbandonata nel bosco e perseguitata, se si ha anche in minimo grado il dono della compassione, dovrebbe suscitare tenerezza. E proprio questo desiderio di protezione, suscitato dalla sensazione di avere a che fare con una creatura indifesa, è l'arma che Biancaneve utilizza (a sua insaputa?) per far breccia nei cuori degli altri. Con il cacciatore il tentativo di suscitare pietà è esplicito, perché la bambina implora che le venga risparmiata la vita; con i nani sembra invece involontario, perché la piccola entra nella loro abitazione e vi si accomoda, mettendosi a dormire perché vinta dalla stanchezza; con il principe, infine, è sicuramente incosciente perché la poverina giace in stato comatoso all'interno di un feretro di cristallo. Comunque, possiamo rilevare che quella stessa innocenza di cui la matrigna approfitta in modo crudele è in altre occasioni una protezione per Biancaneve.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riassumendo, mediante la favola di Biancaneve letta come metafora del processo di innamoramento, possiamo affermare che quest'ultimo ha come suoi principali nuclei tematici:

  1. l'attivazione, o meglio, la RIATTIVAZIONE, del narcisismo primario sperimentato quando da neonati cercavamo il capezzolo del seno materno. Se questo narcisismo non strasborda, ha l'utile funzione di avvicinarci all'altro con grande coinvolgimento emotivo; se invece se ne viene sopraffatti, si rischia di porsi come sanguisughe (dunque Carnefici) nei confronti dell'oggetto della propria attrazione;

  2. l'abbandono di ogni difesa, associato ad un graduale mettersi a nudo sia fisico che psicologico: questo può essere:

    • la via maestra per lo sviluppo di una reale intimità, se si mantiene la mediazione della ragione evitando di consegnarsi al 100% nelle mani dell'altro;

    • una strada a senso unico per il martirio, se si permette che l'idealizzazione ci renda totalmente ciechi e pertanto Vittime in balia dell'altro;

  3. il risveglio dell'innocenza, cui fa eco (se si è in buona compagnia), da parte dell'altro, un materno o paterno desiderio di protezione. Ciò significa che un uomo o una donna seriamente innamorati, i quali manifestino apertamente il proprio intenso coinvolgimento con il partner (desiderato o già effettivo), tendono a suscitare gratitudine e tenerezza in quest'ultimo. La gratitudine è quella di ottenere il rispecchiamento idealizzante dell'altro, ossia di sentirsi osservati con gli occhi ammirati dell'incantesimo d'amore; la tenerezza, invece, viene dall'empatia e predispone chi la esperisce a porsi come un Genitore amorevole (Salvatore) per il suo amante.  

L'asimmetria sismica dell'innamoramento.

Abbiamo visto che la dinamica relazionale chiave dell'innamoramento è questa: uno dei due partner ammira e adora l'altro, chiedendogli (implicitamente o esplicitamente) di essere avvolto in un soffice ed eterno abbraccio; colui che viene chiamato ad essere un padre o una madre amorevole riceve in cambio l'immagine idealizzata di sé, restituita dall'altro. In breve, l'innamoramento è uno scambio narcisistico a doppio strato; se tutto va bene:

  • l'adorante (Bambino) ottiene amore e, attraverso di esso, vede confermato il proprio valore; 

  • l'adorato/a (Genitore) può invece specchiarsi nello sguardo adorante del suo ammiratore, sentendosi quindi non solo confermato, ma anche esaltato, nel proprio valore.

 

In un innamoramento sano, le due posizioni narcisistiche si invertono ritmicamente ed in modo fluido. Quando ciò accade, l'innamoramento può essere fonte di grande gioia e spianare la strada per una reciproca apertura sempre più profonda. In un innamoramento patologico, uno o entrambi i partner restano fissi in una posizione chiedendo: 

  • o di essere incessantemente ammirati (come i genitori e la matrigna di Biancaneve);

  • o di essere costantemente amati e protetti (come Biancaneve, che è incapace di provvedere a se stessa). 

La dimensione dominante dell'innamoramento è comunque quella dell'asimmetria. Nell'innamoramento sano, la ciclica inversione di ruoli compensa in qualche modo gli scossoni tipici [1] di ogni relazione asimmetrica; in quello patologico, invece, è facile che ogni aspettativa non corrisposta o delusa generi un violento terremoto fatto di reciproche accuse. 

NOTE:

[1]: liti nascenti da:

  • attese non corrisposte, con conseguenti perdite di fiducia;

  • sensazione di essere sfruttati dal partner e non ricevere abbastanza;

  • percezione di tradimento, qualora si sia ottenuto un rifiuto rispetto a quella che era una richiesta scaturita da un bisogno vitale e profondo.

La grande occasione (e unica salvezza):

dallo specchio di Narciso al rispecchiamento empatico.

L'innamoramento, per poter essere sano e felice, richiede un notevole impegno: occorre mettersi in gioco con intensità, apertura e profondo rispetto per colui o colei che ci sta aprendo il suo cuore. Questo significa sostituire al magico specchio (narcisistico) della matrigna, avido di unilaterali conferme, uno sguardo amorevole e gentile da rivolgere tanto a se stessi quanto al partner. La parola chiave deve essere: reciprocità! Ecco perché è così importante invertire ciclicamente i ruoli, tra Bambino (bisognoso) adorante e Genitore (accudente) adorato! Ma questa danza, per quanto piacevole e a volte esaltante, avviene sempre e comunque su un terreno traballante (come ho illustrato nel precedente paragrafo). Per stabilizzarla, la via è soltanto una: passare dall'innamoramento all'amore. Qui entra in gioco l'Adulto di ambo i partner, che attraverso l'accettazione [2] per l'altro e per ciò che può offrire pone le fondamenta del ponte che unisce affettivamente su basi realistiche. Come dicevo in apertura, questo processo è doloroso e complicato, perché si può avere la percezione di avere irrimediabilmente perduto la magia dei "primi tempi". Ma in verità questa perdita non è ineluttabile, perché una volta conosciuto [3] l'altro reale ci si può innamorare nuovamente di lui o di lei. Stavolta, però, con minore asimmetria e con una crescente capacità di condivisione paritetica che va ad arricchire gli scambi affettivi. Quindi il vero lutto da attraversare riguarda la base dell'innamoramento iniziale, ossia l'idealizzazione del partner. La buona notizia è che, come dicevo, tolta o meglio ridimensionata [4] l'idealizzazione, diviene possibile un nuovo livello di innamoramento molto più stabile e solido di quello idealizzante.  

 

Biancaneve, alla fine della fiaba, viene salvata dal principe che s'innamora di lei. Per la prima volta è lei oggetto d'adorazione, e non soggetto adorante in cerca di adozione! Questo simboleggia la forza (anche terapeutica) di uno sguardo innamorato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E c'è di più: il principe, baciandola (nella versione edulcorata della favola) o rompendo accidentalmente il feretro di cristallo mentre lo portava con sé (nella versione classica, cade ad uno dei suoi servi che la stava portando sulle spalle), la libera dal veleno dell'eredità materna negativa ricevuta (simboleggiata dalla mela avvelenata, il cui boccone tossico viene vomitato da Biancaneve proprio con la caduta). Ciò sta a significare che, innamorandosi di Biancaneve e chiedendole di seguirlo come sua sposa (dunque, manifestandole di averla presa a cuore), la libera dal Copione familiare di figlia dapprima non amata e poi addirittura odiata. L'innamoramento vince la maledizione, e la fiaba si chiude con i due felicemente intenzionati a sposarsi. In questa reciproca promessa di impegno per la relazione possiamo scorgere gli albori di quella disponibilità ad aprirsi e conoscersi il più possibile che è la base per rendere dapprima sano un innamoramento e poi farlo evolvere in amore.   

NOTE:

[2]: sia chiaro: accettazione non obbligatoria, e conseguente ad una valutazione sostanzialmente soddisfacente della relazione.

[3]: sempre in modo parziale; non si abbia mai la presunzione che tale conoscenza sia integrale! 

[4]: almeno un po' è bene che se ne mantenga. Altrimenti, cosa renderebbe così speciale il proprio partner???

Fairy tale princess with poisoned apple
Fairy tale princess with poisoned apple
Triangolo drammatico (AP)
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