Il conflitto orizzontale (parte 3/3):
Sardine VS Fascisti.
Introduzione.
Per il momento, utilizzo l'artificio di ricondurre il conflitto tra "Sardine" e "Fascisti" a quello, storico, tra Sinistra e Destra. Sebbene questa analogia sia inappropriata (più avanti spiegherò il perché), questo ci serve per introdurre le principali categorie che serviranno per le riflessioni qui proposte. Lo scopo delle quali, coerentemente con il tema principale di questa trilogia di Articoli (le principali forme di suicidio del ceto medio … e come evitarle), è quello di proporre ad ogni lettore e lettrice riflessioni utili per prevenire sterili conflitti orizzontali.
Una vecchia storia: Destra VS Sinistra.
Chi ha vissuto gli anni '60 e '70 sa benissimo che il conflitto tra "Destra" e "Sinistra" intese come ideologie politiche può generare molto più che qualche scintilla: ci sono stati, infatti, incendi e omicidi in questa guerra ideologica (a volte fredda e velata, altre volte calda ed esplicita).
Definiamo innanzitutto le caratteristiche base di queste macro ideologie politiche. In questa sede, prenderò in considerazione soprattutto le forme che hanno assunto nel XX Secolo:
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DESTRA POLITICA: militarismo (vocazione spartana), nazionalismo, orgoglio patriottico, Stato religioso, proprietà privata (più o meno mitigata dal Socialismo);
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SINISTRA POLITICA: diritti sociali (vocazione ateniese), società aperta, dignità umana, Stato laico, beni pubblici messi in primo piano rispetto a quelli dell'individuo.
Il grande inganno.
In molti ancora oggi leggono le vicende della politica e le proposte dei Partiti che in essa sguazzano sulla base della semplice dicotomia: Destra/Sinistra. Fare questo è come mettersi a guardare un film in 3D indossando classici occhiali da vista; ne consegue che la visione di ciò cui si assiste non può che essere sfocata ed inaccurata. Questa semplicistica lettura del mondo politico è stata (ed è tuttora) incoraggiata dagli stessi attori della politica, i quali ne traggono l'indubbio vantaggio di campare di rendita su stereotipi (ormai poco attuali, a ben vedere). Si noti, ad esempio, quanto facile e comodo sia demonizzare un avversario politico o chi dice cose scomode (per interessi con cui i Partiti sono collusi) come "Comunista" o "Fascista" … con il sottinteso, comune ad ambo i casi, che si tratti di pericolosi estremisti rispettivamente di Sinistra o di Destra. Il grande inganno di questa lettura (volutamente) fuorviante e riduzionistica della politica diviene AUTOINGANNO nel momento in cui le persone si convincono che solo i Partiti "moderati" (dunque tutti quelli di "Centro-Destra" e "Centro-Sinistra") siano democratici, mentre chiunque professi idee più "radicali" (altra comoda etichetta propagandistica) sarebbe un temibile eversivo.
Una lettura consapevole.
Una lettura consapevole del mondo politico odierno richiede che, alla classica distinzione tra Destra e Sinistra, se ne aggiunga almeno un'altra: quella tra tradizionalismo e progressismo. Prendendo in considerazione anche questo fattore, otteniamo:
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DESTRA TRADIZIONALISTA: è l'orientamento politico tipico delle culture patriarcali, delle aristocrazie monarchiche, dei grandi feudatari medioevali, delle civiltà imperialistiche. In breve, di tutti coloro che in nome di "Dio" o di una presunta superiorità (culturale, razziale, valoriale, eccetera) si arrogano il diritto di asservire altri esseri umani. Se da un lato sociologicamente tale orientamento si dimostra brutale, dall'altro in esso possono talora emergere anche i valori positivi di quella marzialità che lo caratterizza: senso dell'onore e dell'onestà, rispetto della parola data, senso del sacro e ricerca di un contatto con le dimensioni spirituali dell'esistenza. Altro elemento cardine di questo orientamento è che l'iniziativa dei privati è mitigata da un certo grado di assistenzialismo statale, favorevole alle classi sociali più deboli. (Caratteristica, quest'ultima, presente in entrambi i più importanti movimenti di Destra tradizionalisti del XX Secolo: il Fascismo e il Nazismo, parola che infatti stava ad indicare un "Nazional Socialismo").
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Esempi storici: l'Impero Romano e la tratta degli schiavi; le "evangeliche" colonizzazioni delle Monarchie europee e i loro massacri; il Fascismo e il Nazismo;
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DESTRA PROGRESSISTA: storicamente, nasce in tempi recenti (con le Rivoluzioni Industriali del XIX Secolo). Questo orientamento, di cui l'attuale "Neoliberismo" è la moderna ed esacerbata declinazione, conserva tutta l'avida distruttività delle civiltà imperialistiche tradizionali non mitigata, stavolta, da alcun freno etico e valoriale. Qui l'iniziativa privata non viene arginata in alcun modo; anzi, lo "Stato" (che a questo punto non può più essere considerato tale, dal momento che agisce contro la "Res publica") spesso e volentieri collude con interessi privati a scapito dei propri cittadini. E' da evidenziare anche un'altra differenza rispetto alla Destra tradizionalista: anziché utilizzare la "Religione" o la razza come lasciapassare per abusare del prossimo, quest'ultimo viene massacrato a colpi di "Progresso" scientifico (il "Dio" dei neoliberisti) e Tecnocrazia.
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Esempi storici: la grande imprenditoria industriale ottocentesca; le speculazioni finanziarie effettuate in Borsa; le sempre più intrusive e massicce ingerenze di potenti aziende multinazionali nelle politiche degli Stati nazionali;
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SINISTRA TRADIZIONALISTA: è l'orientamento più affine alle culture matriarcali. Essendo stati fino pochi decenni fa immersi in un mondo dominato dal Patriarcato, se ne sono avute manifestazioni assai precarie e distorte. La prova di questo sono i ripetuti fallimenti dei tentativi di instaurare società fondate su un vero Comunismo. Quel che è accaduto, forse per una malafede a priori di chi si poneva come Salvatore di popolazioni oppresse da tiranni salvo poi (una volta assunto il potere) prenderne il posto, forse perché il seme di un'autentica comunione dei beni non riesce ad attecchire in una cultura competitiva ad oltranza come quella tutt'ora dominante nel globo terrestre, è che di fatto ogni governo comunista è divenuto una dittatura. Per risalire ai valori ideali della Sinistra tradizionalista, possiamo comunque rifarci a quanto asserito da quei Socialisti e Comunisti che si sono battuti in Italia (e anche in altre Nazioni del mondo) per i diritti del proletariato. Costoro volevano più diritti sociali (tutele sul lavoro, stipendi migliori, contratti stabili) per i lavoratori ed uno Stato laico, al servizio dei cittadini, che offrisse ai più deboli forme di assistenzialismo. La negazione di una dimensione spirituale potrebbe essere un'altra causa del fallimento del Comunismo (nel mantenere ciò che prometteva, ovvero: pace, uguaglianza e fraternità) ed è senza alcun dubbio un indice di deterioramento del contatto con la grande matrice matriarcale da cui, sia pure spesso inconsciamente, la Sinistra tradizionalista attinge.
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Esempi storici: i numerosi e reiterati tradimenti del progetto politico comunista, puntualmente degenerato in dittatura ogni volta che è stato proposto e poi imposto in forma alterata; le rivendicazioni socialiste in favore dei diritti dei Lavoratori;
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SINISTRA PROGRESSISTA: si tratta dell'orientamento più fresco (di produzione), invenzione con non più di 40-50 anni alle spalle. Qui la riflessione da fare è questa: parlare di "Sinistra progressista" è un ossimoro, poiché i veri valori della Sinistra, descritti a proposito della sua forma tradizionalista, sono incompatibili con una visione del mondo in cui il "Progresso" faccia da padrone. Non si può, infatti, coniugare la ricerca del benessere collettivo con un avanzamento tecnologico che per definizione è finanziato e foraggiato dai più ricchi. E' del tutto evidente che questi ultimi non hanno alcun interesse a mettere le proprie risorse a disposizione di tutti. Non a torto, Jacques Lacan ha detto che il discorso del Capitalismo (legato a filo doppio al "Progresso" scientifico) è il discorso del padrone. E già ben prima di lui, lo stesso Marx aveva identificato una delle principali cause dello sfruttamento di classe nell'alienazione del proletariato dai mezzi di produzione industriale.
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Esempi storici: tutti quei gruppi (politici, sociali e culturali) i cui partecipanti si dichiarino "Di Sinistra" pur aderendo al culto del "Progresso".
Le relazioni da cogliere.
Da questa panoramica dei principali orientamenti possibili in politica emerge quanto segue:
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DESTRA E SINISTRA TRADIZIONALISTE, pur nella loro diversità per molti versi sostanziale, avevano un importante elemento in comune: un certo grado di ASSISTENZIALISMO STATALE verso i più deboli. In questo senso, chi scrive ritiene che sia stato un grave errore, da parte dei capi storici di questi orientamenti, non provare a trovare un terreno comune proprio a partire dalla condivisa attenzione ai ceti sociali più umili. Se Comunisti e Fascisti (e qui mi riferisco a quelli veri), anziché farsi la guerra, avessero collaborato almeno nella salvaguardia della "Res publica" dalle ingerenze dei privati, con lo scopo di tutelare le classi sociali più svantaggiate, la piaga del moderno "Neoliberismo" non sarebbe oggi così diffusa e radicata. Questo non è stato possibile, paradossalmente, proprio per un altro tratto che accomunava i "Compagni" e i "Camerati": l'intolleranza intellettuale. Quella stessa in nome della quale i membri di ognuna delle due fazioni si sentivano autorizzati ad aggredire e malmenare quelli dello schieramento opposto. Ciò nonostante, agli uni e agli altri va senza alcun dubbio riconosciuto questo: avevano dei principi e dei valori inamovibili, in cui credevano davvero;
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DESTRA E SINISTRA PROGRESSISTE sono in sostanza un'unica grande Corporazione al servizio di gruppi di potere neoliberisti (speculatori finanziari, Banche private e aziende Multinazionali). Il ruolo delle "Sinistre" progressiste è quello della volpe di pinocchiesca memoria, mentre le rapaci depredazioni delle Destre progressiste sono ben rappresentate dal gatto (un felino, e dunque un predatore) di Collodi.
Il conflitto tra "Sardine" e "Fascisti":
uno specchio per le allodole, o mangime per polli.
Il conflitto tra "Sardine" e "Fascisti" non è assolutamente ascrivibile o riconducibile a quello che è stato il vero scontro storico tra "Sinistra" e "Destra", per le seguenti ragioni:
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le battaglie delle "Sardine" (più immigrazione e meno "Razzismo") sono di tutt'altro tenore rispetto a quelle più importanti storicamente della Sinistra tradizionalista (battaglie di stampo socialista e comunista, mirate alla tutela e all'ampliamento dei diritti dei Lavoratori). Pertanto, non possiamo considerare le "Sardine" un vero movimento di Sinistra. Il che, è confermato anche dal fatto che quella immigrazionista è una delle principali ossessioni dei Partiti della "Sinistra" progressista;
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quelli che vengono additati (dalla retorica progressista) come "Fascisti", nella stragrande maggioranza dei casi, non lo sono. Si tratta invece di personaggi o gruppi "colpevoli" unicamente di affermare cose sgradite ai progressisti e ai loro padroni. Da qui, la volontà politica di etichettarli come pericolosi estremisti.
La vera contrapposizione.
Dovrebbe essere ormai chiaro che, per ottenere una almeno basilare consapevolezza sociale dei giochi in atto oggi sul palcoscenico della politica (italiana e mondiale), occorre andare oltre un semplicistico modello duale di lettura delle vicende politiche stesse. La dicotomia concettuale "Destra/Sinistra" non è più attuale, né attendibile; ad essa va come minimo affiancata, se non sostituita, una diversa distinzione: quella tra tradizionalismo e progressismo. La vera contrapposizione (sociale, ancor prima che politica), oggi, non è certo quella tra "Sardine" e "Fascisti" ... e neanche quella tra Destra e Sinistra nelle loro forme storiche più pure (quelle tradizionaliste, ormai pressoché estinte). Quel che occorre cogliere per pensare consapevolmente la politica moderna ed il suo impatto sociale è che in essa abbiamo:
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da un lato i fanatici cultisti (pluripremiati, per la loro fedeltà) di una Tecnocrazia e di un "Progresso" che, guarda caso, operano sempre ad esclusivo vantaggio dei più ricchi. In questa cordata di servitori di interessi privati ai danni della "Res publica" vanno collocati non meno del 95% degli attuali schieramenti e personaggi politici;
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dall'altro una netta minoranza (5% o meno) di persone portatrici di valori (di tipo non monetario) e con un congruo senso dello Stato (dove: Stato = cittadini, e non lobbisti o multinazionali).
Conclusione.
Molto più dei "Fascisti" o dei "Comunisti", dovremmo temere gli SFASCISTI: coloro che, con la complicità di una classe politica ampiamente corrotta, si stanno adoperando per imporre su scala mondiale il loro modello oligarchico e deviato di "Progresso": modello che prevede innanzitutto la completa demolizione degli Stati nazionali [1] e del ceto medio [2].
NOTE:
[1]: sgraditi ai neoliberisti per i (sia pure sempre più inconsistenti) freni che pongono alle iniziative dei privati.
[2]: temuto in quanto unica classe sociale che unisca in sé entrambi i seguenti elementi:
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una cultura solitamente abbastanza elevata da riuscire a cogliere le dinamiche di sfruttamento oggi in atto e sviluppare un pensiero critico rispetto ad esse;
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la motivazione a lottare contro il sempre più spavaldo potere predatorio dei fautori e promotori del Capitalismo globalista.
La classe operaia avrebbe tutte le ragioni per combattere contro il proprio sfruttamento, ma risulta oggi poco capace di leggere in modo critico il contesto, mentre la classe dominante ha piena coscienza del proprio agire parassitario e nessuna motivazione a porvi fine.







